Ispiró Romeo and Juliet di Shakespeare
di Mario Nardicchia
Il ritratto di Luigi Groto -qui riprodotto- attribuito a Jacopo Tintoretto (1518-1594) che lo dipinse nel 1582, conservato nel Municipio di Adria (Rovigo): olio su tela -cm. 91x101- la dice lunga sulla notorietà e sull'importanza di detto letterato nel Rinascimento italiano ed europeo. Luigi Groto -o Grotto- detto “Il cieco di Adria”, nacque nella cittadina del Polesine il 7 settembre del 1541, da famiglia non abbiente. Dopo una settimana dalla venuta al mondo, il piccolo Luigi perdette la vista. Questa condizione di non vedente non gli impedì, da giovinetto, di farsi una consolidata cultura in vari campi: giurisprudenza, oratoria, letteratura; fu rimatore, commediografo,drammaturgo, attore...Ovviamente, per l'apprendimento confidava molto nel suo 'udito', nella propria memoria e nell'aiuto indispensabile di un precettore.
In Veneto cominciavano intanto a fiorire le Accademie culturali che annunciavano il 'barocco seicentesco': ad Adria Luigi Groto fondò “L'Accademia degli Illustri”. La sua fama di erudito lo portò ad assumere l'incarico di Ambasciatore di Adria presso la Serenissima Venezia. Ma la notorietà lo portò anche ad essere convocato, nell'aprile del 1567, dal Tribunale dell'Inquisizione per presunte sue simpatie verso la Riforma: deteneva in casa molti testi messi all'indice e chiosati su sua dettatura dal precettore.Ne' il suo Vescovo Giulio Canano cercò di scagionarlo, nettamente schierato contro i Riformisti.
Però la sua condizione di 'non vedente' lo salvò dal carcere a vita: bastò l'abiura. Così nel 1580 Luigi sposò la sua governante Caterina dalla quale ebbe due figli: Giovan Battista e Domenica.
In occasione dell'inaugurazione del Teatro Olimpico di Vicenza nel 1585, il Groto attore interpretò il ruolo di “Tiresia”, il cieco veggente della mitologia greca (come farà Andrea Camilleri ai giorni nostri- l'11 giugno 2018- divenuto cieco, al teatro greco di Siracusa).
Nell'autunno dello stesso anno 1585 il “Cieco di Adria” si spostò a Venezia ove ottenne la Cattedra di 'Lector' di Filosofia. Qui morì di pleurite, il 13 dicembre 1585, giorno di Santa Lucia, protettrice dell'organo della vista.
In molti si sono interessati a questo letterato non vedente: l'Enciclopedia Treccani dedica molte pagine alla vita e alle opere. Abbiamo scoperto una edizione del 1885 a cura di Vittorio Turri: “Luigi Groto -Il cieco d'Adria” -Tipografia R. Carabba -Lanciano. E' qui che l'autore porta esempi certi di passi del Groto ispiratori del tragediografo inglese, dando per accertato che il “Cieco di Adria” era molto conosciuto oltremanica.
Ecco uno dei passi:
Hadriana- Atto II, Scena I
Latino-...Io tento aprir la porta
la qual meglio chiamar posso Oriente.
Ecco, spunta il mio sol cinto di nubi.
A mezzanotte.
Giulietta e Romeo- Atto II, Scena II
Romeo- «Ma che veggo! Qual luce spunta la giù da quel verone?
Ah! quello è l'Oriente e Giulietta ne è il sole».
In quanto al Tintoretto la critica pittorica rimprovera di aver ritratto il “Cieco di Adria” di fronte, con gli occhi smorti, in un'epoca -il Rinascimento- contraddistinto dall'esaltazione della natura, della bellezza, della perfezione.
Luigi Groto, in una lettera di ringraziamento all'artista, giustifica la scelta di questa sua posizione per rimarcare, ai posteri, la sua condizione fisica spiegata con la frase incisa sulla tavola che regge con la mano destra: «multum animo vidit, lumine captus erat» (vide molto con lo spirito, benchè privo della luce degli occhi).
Luigi Groto doveva conoscere anche l'Abruzzo. Si legge nella storia di “Campli (Teramo): l' antica Campulum” a cura di Sergio Scacchia :«Il cieco di Adria, Luigi Grotto, pose Campli sopra le rovine della favolosa Castro».
Il “Cieco di Adria” avrà influenzato anche D'Annunzio...?