di Francesco Tufarelli
Nello stesso giorno in cui l’Italia piange Gigi Proietti e il mondo cattolico assiste alla fine della vita di Padre Bartolomeo Sorge, la pubblica amministrazione italiana perde un riferimento importante.
Ci lascia Luigi Giampaolino, Capo dell’Ufficio legislativo e di Gabinetto di diversi Ministri, Presidente dell’Autorità per i lavori pubblici e alla fine Presidente della Sua Corte dei Conti. Per noi funzionari e dirigenti cresciuti fra gli anni novanta e duemila il Presidente, come lo chiamavamo tutti, è stato un faro di straordinaria rilevanza. Sempre disponibile ma mai sdolcinato, cortese nell’esposizione ma decisissimo nell’esporre il suo punto di vista, ha interpretato il ruolo di Capo dell’Ufficio Legislativo e di Capo di Gabinetto in maniera impeccabile, costituendo sempre un riferimento per i suoi Ministri e una sponda sicura per i colleghi.
La frase più comune era…… “sentiamo cosa dice il Presidente” e lui Luigi quando si trovava in dissenso ma non voleva offendere nessuno era pronto a lasciar cadere sul tavolo la sua arma migliore, l’ironia.
La sua risposta più frequente era “vediamo cosa dice la Corte dei Conti”.
Un modo garbato di marcare il dissenso, anche perché la Corte dei Conti era lui, e dunque sapeva sempre con un certo anticipo quello che avrebbe o non avrebbe detto o almeno lo immaginava.
Nei primi anni duemila, di cui fu assoluto protagonista, ricordo svariate e lunghe riunioni durante le quali attendevamo il suo via libera…. “sì Ministro penso che ora si possa firmare”.
Personalmente sin dal mio insediamento come Capo di Gabinetto del Ministro per le politiche comunitarie, le nostre riunioni erano precedute da una veloce gag, sempre la stessa: “Francesco devo essere onesto, fosse per me le politiche comunitarie potrebbero tranquillamente essere abolite”. Io dopo la prima volta avevo imparato a rispondere “lo sappiamo bene Presidente, ma ad ora siamo ancora qui”.
Era il suo modo di introdurre nella discussione in maniera brusca, ma affettuosa, un giovane collega che aveva più o meno l’età di suo figlio.
Al netto del nostro scambio di vedute ho sempre apprezzato la conduzione di quelle riunioni, in cui in maniera a volte un po' paternalistica alternava raccomandazioni di metodo a vere e proprie lezioni di diritto.
Da Presidente della Corte dei Conti diverse volte mi convocò nei suoi uffici per chiacchierate generiche o informazioni puntuali, sempre precedute da una raccomandazione che io percepivo in tutta la sua affettuosa inutilità: “Francesco, mi raccomando solo quello che si può sapere, solo quello che non mette in difficoltà o te o il Ministro”.
Era questa la cifra dell’uomo, affrontare tutte le problematiche nella più assoluta e cristallina legalità, secondo i principi di quell’etica che ha sempre caratterizzato la sua attività.
Non sempre le nostre visioni coincidevano su tutto, ma sempre percepivo le motivazioni delle sue scelte e mai era possibile rilevare in queste un interesse di parte.
L’amministrazione sopra tutto.
Solo in una occasione mi dimenticai un adempimento a cui lui teneva molto. In quel caso, ben lungi da farmelo notare in sede ufficiale, ne parlò incidentalmente nel corso di una cena con mia madre e davanti all’imbarazzo di lei, lui con la solita ironia che lo caratterizzava replicò “non ti preoccupare Cristina, questi Capi di Gabinetto sono sempre molto impegnati”.
Era un richiamo soft ma deciso, che aveva deciso di farmi pervenire in maniera non ufficiale ma sicuramente dalla maggiore autorità che io riconoscevo.
Luigi Giampaolino ci lascia in eredità, una carriera esemplare, una importante produzione giuridica, moltissimi insegnamenti, un metodo di lavoro ma soprattutto una cosa quasi introvabile ai giorni nostri, l’esempio di un servitore dello Stato che ha declinato la sua attività nelle diverse articolazioni della Pubblica Amministrazione mantenendo però sempre nel cuore la sua Corte dei Conti.
Buon riposo Presidente, grazie per tutti i tuoi consigli anche per i pochissimi che non ho seguito.