di Sonia Marino
Il Cirque du Soleil a marzo ha licenziato il 95% dei suoi dipendenti, una macchina per spettacoli di 5.000 lavoratori che contava oltre 40 spettacoli attivi per il mondo. Un dato che ben rende l’idea di quanto sia profonda, e a livello mondiale, la crisi da pandemia per il settore culturale. Un settore quello della cultura che molti, in special modo in Italia, continuano a non considerare una priorità per la ripresa economica post covid-19. Eppure il settore ha un notevole impatto economico.
Alcuni dati precedenti l’inizio della pandemia, dal mondiale al nazionale: - dai dati UNESCO il settore creativo e culturale contribuiva all'economia globale con il 3% del Pil mondiale, con 29,5 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo; - in Italia, secondo il Rapporto Symbola relativo al 2018, le imprese del settore incidevano per il 6,8 % sul totale delle attività economiche del Paese e producevano un fatturato di circa 96 miliardi di euro. Gli occupati erano cresciuti di +1,5% rispetto al 2017, un numero, in quel momento, superiore dello 0,9% al tasso di occupazione nazionale negli altri settori; - sempre nel 2018, i 358 musei statali italiani avevano prodotto 27 miliardi di euro, l’1,6% del Pil. Risultato di tutto rispetto se consideriamo che in quell’anno l’indotto dell’agricoltura si attestava su un 2,1% del Pil. I musei statali costituiscono il 10% dei musei totali in Italia.
Negli ultimi mesi la situazione è radicalmente cambiata, il Network of European Museums and Organizations riporta che tre musei su dieci stanno perdendo in media 20.300 euro a settimana, mentre i musei più grandi e quelli nelle aree turistiche perdono centinaia di migliaia di euro a settimana, pari al 70-80% del loro budget. Al momento del sondaggio, questo non si era ancora tradotto in una perdita di posti di lavoro per il personale permanente dei musei di questo sondaggio, ma 3 musei su 5 avevano già sospeso i contratti con i lavoratori indipendenti. Nell’ultima settimana di maggio si stima che il 46% dei paesi abbia aperto o parzialmente aperto i propri siti Patrimonio dell'Umanità.
Tuttavia, molti dei 95.000 musei di tutto il mondo sono gestiti privatamente e la loro sopravvivenza dipende dalla vendita dei biglietti. Secondo un recente sondaggio di The Art Newspaper e dell'Università di Maastricht, circa un terzo delle gallerie indipendenti e dei commercianti d'arte di tutto il mondo non prevede di sopravvivere alla crisi, in particolare tra le piccole imprese. Tali gallerie sono l'ecosistema di sussistenza degli artisti. E non dimentichiamoci le ricadute negative sul turismo e indotto. Dai dati Istat nel 2018 circa il 16,6% di vacanze in Italia è stato effettuato per svolgere esclusivamente attività culturali. Eravamo ancora un po’ indietro rispetto alla media europea, dove quasi il 40% degli spostamenti turistici erano progettati in base all’offerta culturale. Ma la cultura non ha un valore esclusivamente economico. Pag. 2 di 3 Già nel 1961, Goldberg, Segretario del Lavoro degli Stati Uniti d’America durante la presidenza Kennedy, affermava l’importanza di considerare l’arte come una nuova responsabilità della comunità e del governo.
Goldberg pensava all’arte come ad un servizio pubblico alla stregua della sanità, dell’istruzione e del welfare. In effetti investire in arte, in generale in cultura e potremmo aggiungere in bellezza, significa migliorare il benessere dei singoli e della collettività. Dopo aver visitato una mostra o fatto una passeggiata in un pregevole centro storico oppure nella natura, o quando si è circondati da un edificato moderno ma bello, adeguatamente progettato e ben manutenuto, con presenze di verde o di un vivace porto, la nostra risposta psicofisiologica è positiva: siamo meno stressati, si normalizzano il battito cardiaco, la pressione del sangue e anche i livelli del cortisolo. Da qualche anno, alle metodologie di indagine psicologiche per comprendere la risposta emotiva dell’essere umano all’esposizione alla bellezza e alla cultura, si affiancano anche analisi che attraverso l’utilizzo di strumentazione, quali elettroencefalografi, elettrocardiogramma e altro, studiano la risposta fisiologica; e questo ha permesso di verificarne le reazioni positive e il miglioramento del benessere degli individui.
D’altronde, una già traballante salute mentale peggiora quando viviamo in un ambiente degradato. I fattori biologici e sociali sono ancora i principali motori delle malattie mentali ma un edificato bello, ben mantenuto, pulito, curato e, possibilmente, con presenze di elementi naturali promuove una superiore qualità della vita, un incremento della sicurezza e una migliore salute dei cittadini. Sempre stando ad alcuni studi, sembra che riduca anche la violenza e i tassi di criminalità. Riscontri interessanti si hanno anche da studi sulla lettura per piacere. Da una revisione di studi è emerso che dedicarsi alla lettura può aumentare l'empatia, migliorare le relazioni con gli altri, ridurre i sintomi della depressione. Dedicarsi alla lettura fa bene e comporta anche vantaggi collettivi. Dati forniti dall’Economist, anche se di qualche anno fa, evidenziavano che i Paesi con forti lettori erano anche quelli con una disoccupazione più bassa e una crescita economica più alta. Questo ci ricollega a quanto espresso, anche se prima del covid, dagli esperti dell’European Expert Network on Culture, per cui i settori culturali e creativi si trovano in una posizione strategica per innescare innovazione e positive ricadute in altri settori, e la loro promozione ha un potenziale in gran parte ancora inespresso per la crescita e l'occupazione. Ciò era valido prima della crisi innescata dal virus, ma lo è a maggior ragione adesso.
Mai come in questo momento abbiamo bisogno della cultura per salvare, sia il sistema pubblico e privato ad essa connesso, sia avviare un Rinascimento economico e sociale. È necessario che pubblico e privato si alleino ed utilizzino più leve innovative per stimolare azioni di collaborazione e coordinamento, creando reti culturali territoriali, tra loro interconnesse: • delle realtà artigiane e artistico-culturali; • delle gallerie d'arte, delle librerie e di tutti i circoli culturali; • degli Enti ed Istituzioni culturali, italiane e straniere. Ideando e attivando: Pag. 3 di 3 • simposi, in presenza e non, che generino dibattiti e diffusione della conoscenza, grazie all’attivazione di eventi di vario tipo in cui far incontrare cittadinanza ed esperti del settore culturale, ma anche esperti e professionisti della cultura con altri esperti di altre discipline; • iniziative specifiche per gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado; • piattaforme elettroniche per condividere idee e problematiche specifiche, dei think tank virtuali, e che, nel contempo, siano anche contenitori per una rapida visione e diffusione dei saperi; • app e gamification didattiche.
Azioni partecipative ed innovative, per valorizzare la cultura, per creare bellezza ed assicurare un nuovo sviluppo socioeconomico all’insegna del benessere individuale e collettivo. Alcuni riferimenti: Art, Activism, and Oppositionality: Essays from Afterimage, G. H. Kester, Duke University Press, 1998 La progettazione ergonomica per le città del XXI secolo, Sonia Marino, Key editore, novembre 2014 Literature Review: The impact of reading for pleasure and empowerment, BOP Consulting, giugno 2015 New Business Models in the Cultural and Creative Sectors, EENC, giugno 2015 Quantifying the Impact of Scenic Environments on Health, C. I. Seresinhe , T. Preis & H. S. Moat, Scientific Reports, novembre 2015 Could bad buildings damage your mental health? Emily Reynolds, The Guardian, settembre 2016 La stretta relazione tra libri e benessere economico, Giuseppe Laterza, Il Sole 24 Ore, maggio 2017 Questo quadro mi fa bene al cuore. La potenza delle arti visive, La Repubblica, P. E. Cicerone, agosto 2017 Il sistema museale e dei beni culturali: cultura, profitto e propaganda, Sonia Marino, ProtectaWeb, ottobre 2018 La bellezza salverà il mondo? O almeno ci consentirà di vivere meglio?
Sezione ricerca di Integronomia, ergonomia e sostenibilità
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