di Fausta Speranza
Dopo anni in cui si parla di gap tra Unione europea e società civile e di fake news che spingono alla disaffezione dalla politica e dai sistemi democratici, colpisce che i più importanti media italiani abbiano ignorato la nuova Direttiva Ue che riguarda quanto di più essenziale ci possa essere: le risorse idriche. Inoltre, rappresenta la prima normativa adottata a Bruxelles su iniziativa dei cittadini. Mentre Wall Street quota in Borsa l'acqua, l'Europa batte un colpo decisivo: giù le mani da un bene che deve restare pubblico e bando a microplastiche e inquinanti. La posta in gioco in termini di salute non è da poco e non lo è nemmeno il ruolo giocato dalle firme di 1 milione e 800.000 cittadini. Ingiustificato il silenzio.
Il via libera definitivo alla nuova Direttiva Ue sulle acque potabili aggiorna quella del 2000. Si prevedono tutele al principio di bene pubblico da difendere da privatizzazioni selvagge, si impone una stretta a contaminanti vecchi e nuovi. In questi 20 anni, infatti, la scienza ha chiarito i gravissimi danni di materiali e sostanze chimiche in precedenza non considerati.
Allarme per microplastiche e Pfas. Si tratta di monitorare e mettere al bando le microplastiche, piccole particelle generalmente più piccole di un millimetro fino a livello micrometrico che provengono da diverse fonti tra cui cosmetica, abbigliamento e processi industriali e che vengono individuate in quantità assolutamente preoccupanti non solo nei mari ma – notizia della settimana scorsa – perfino nella placenta di due donne incinte. Significa che stanno in quello che mangiamo e in quello che beviamo. E poi la Direttiva, che diventerà operativa nei singoli Stati membri nel giro di due anni, cerca di vietare sostanze, come quelle Perfluoro Alchiliche (Pfas) riconosciute come “inquinanti endocrini”, cioè in grado di interferire con lo sviluppo umano. Si tratta di interferenze molto gravi, per esempio, proprio nel caso del feto e dei bambini anche per lo sviluppo cognitivo. Sono state tutte rinvenute in bacini idrici e l'allerta è d'obbligo. In Veneto proprio nel 2013 è scoppiato il caso del più grande bacino idrico d'Europa risultato inquinato da Pfas in concentrazioni "preoccupanti" rilevate nelle acque potabili di alcuni comuni veneti. In altre Regioni, fra cui anche quelle che scaricano nel Fiume Po, il fenomeno era stato già rilevato ben prima: il primo episodio di grave contaminazione da pfas noto in Italia è quello di Spinetta Marengo in Provincia di Alessandria, anteriore al 2010. E non ci siamo fermati lì: concentrazioni superiori ai 500 ng/l sono state denunciate in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana. Anche in questo caso non sono esenti altri Paesi Ue. D'altra parte, basta ricordare che queste sostanze sono state trovate anche nei ghiacci del polo nord a causa della loro elevata diffusibilità attraverso l'acqua e della loro bassissima biodegradabilità.
Su tutto serve informazione e serve un'opera di sensibilizzazione – responsabilità dei media – perché la società civile segua anche l'iter concreto di adeguamento in ogni singolo Paese alle misure elaborate a Bruxelles su iniziativa della società civile. Il diritto di iniziativa dei cittadini europei (Ice) infatti è uno strumento di partecipazione diretta alla politica dell'Unione europea prevista con il Trattato di Lisbona del 2009.
E' la prima legislazione europea adottata con una mobilitazione dal basso: la campagna Right2Water, partita nel 2013, ha raccolto il consenso di oltre 1.800.000 europei, arrivando così a fare pressione sulla Commissione che ha elaborato il testo approvato, poi, mesi fa dal Consiglio europeo e martedì 14 dicembre dal Parlamento europeo.
La normativa difende la qualità di quello che beviamo e viene incontro anche all'esigenza sempre crescente di farne buon uso limitando gli sprechi di fronte alla continua riduzione dei bacini idrici. In Italia, dove abbiamo acquedotti colabrodo, se ne dovrebbe capire l'importanza. Ma non è solo in Italia: a macchia di leopardo il problema tocca varie aree in vari Stati tra cui anche la Francia e la Germania. Inoltre, sono previste maggiori garanzie per i consumatori circa il diritto ad essere informati sul trattamento, il prezzo e la qualità dell’acqua. A ben guardare tra le postille della normativa, il consumo di acqua del rubinetto viene incoraggiato anche attraverso disposizioni sulla trasparenza delle bollette. In definitiva, si disincentiva il consumo di acqua in bottiglia che - si calcola - potrebbe far risparmiare alle famiglie in Europa ogni anno oltre 600 milioni di euro, senza dimenticare che si eviterebbero tanti rifiuti di plastica che finiscono nei mari.
Intanto a Wall Street l'acqua si quota in Borsa. La decisione in Europa di affilare le armi a difesa del principio dell'acqua bene pubblico – in stretta relazione con il diritto all'accesso all'acqua potabile riconosciuto dall'Onu - arriva a distanza di cinque giorni dall'annuncio che ha colpito gli Stati Uniti e non solo: l'acqua si è aggiunta all’oro, al petrolio e ad altre materie prime scambiate sui mercati azionari, sulla scia delle crescenti preoccupazioni sulla scarsità nel mondo di questo bene essenziale per la vita. Cme Group, collaborando con Nasdaq, ha lanciato il primo future al mondo sulla risorsa idrica. Le possibili implicazioni sono immaginabili, ma per il momento forse solo in parte. Apre a possibili mercificazioni più di quanto sia già possibile nelle filiere di distribuzione nel mondo, come sottolinea l'eurodeputata italiana, del gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici Simona Bonafè. La normativa Ue invita gli Stati membri a rispettare il principio ma non entra nella scelta tra municipalizzazione e privatizzazione, che resta ai singoli Stati membri. Un equilibrio delicato da valutare non solo in termini di referendum ma anche di revisione di quello che accade nei fatti, caso per caso.
Colpisce che dopo un iter di mesi e mesi, la Direttiva Ue sia arrivata in contemporanea con l'annuncio da New York che l'eudodeputata Eleonora Evi, del gruppo Verdi/Alleanza Libera Europea, definisce “terrificante”. La contrapposizione di visioni che ne emerge avrebbe dovuto amplificare le due notizie.