Ragionamenti per città in divenire, centrate sulle persone e la collettività.

di Sonia Marino

Schiamazzi e risse tra giovani ubriachi, e così fino a notte inoltrata. E all’alba chi si avventura fuori dalla propria abitazione viene accolto dall’odore acre e pungente dell’urina, naturale conseguenza di tutto quel bere, e dai rifiuti che occupano gli stretti vicoli.

E tutto questo a Roma, nel centro di Roma.

C'è gente che scambia la notte per il giorno e non apre gli occhi appesantiti dalla baldoria della sera precedente prima che si faccia buio.

Questa è la Roma di cui Seneca – e non solo – si lamentava.

città e conflitti popolo notte libertàNon si dice sempre che gli antichi romani avevano già inventato tutto?

Anche le movimentate notti urbane, e con queste le lamentele dei residenti che aspirano ad un regolare ritmo circadiano.

Negli ultimi anni le inquinate notti, per rumore e rifiuti, negli italici centri storici sono una delle criticità maggiormente avvertite dai residenti, accompagnate solitamente a problemi di sicurezza.

A dire il vero anche in altre zone si riscontrano fenomeni simili. Ricordo cittadini a Marconi/Magliana inferociti a causa di schiamazzi e musica ad alto volume – dicasi rave parties – che nelle tarde ore notturne provenivano dai limitrofi capannoni industriali.

Non è nemmeno un fenomeno tutto nostrano, è diffuso in buona parte del pianeta.

In uno dei numerosi studi su queste problematiche, dal terrificante titolo “Studentificazione: l'impatto sui residenti in una città inglese”, i tranquilli e rurali inglesi lamentavano: il rumore, soprattutto notturno, e l’aumento esponenziale dei rifiuti per strada.

È pur vero che le notti pre-pandemiche romane erano più eterogenee e vedevano la rumorosa compartecipazione di studenti fuori sede, giovani e non giovani romani, turisti, e un esercito di lavoratori regolari e irregolari.
Ed erano notti che, a volte, finivano sui giornali locali per il verificarsi di risse e violente azioni finalizzate a realizzare video da postare. Una di queste pratiche, non proprio all’ordine della serata per fortuna, era il knockout, ossia stendi un passante con un pugno e lascialo a terra.

Le notti dell’estate 2020, causa pandemia, sono meno cosmopolite. Turisti pochini, in maggioranza sono romani giovani, e non proprio giovani.

E, come accade anche in altre città - mi sovvengono articoli sulle scorribande notturne nel centro di Cuneo oppure di Pisa - riaffiorano i vecchi attriti mai sopiti.

Nuovamente i residenti si sentono insicuri e c’è chi lamenta atteggiamenti rancorosi nei loro confronti da parte di gruppi di giovani nottambuli.

Alcuni temono che sia l’espressione del sempre più forte disagio sociale delle masse giovanili di periferia. Disagio causato da un poco agiato vissuto, acuito da un contesto abitativo sgradevole, degradato e caratterizzato da disservizi, e che sfogano riversandosi di notte nel centro antico, vandalizzandolo e intimorendo i benestanti residenti di cui invidiano il tenore di vita.

Ma questa equazione che accomuna il vandalismo al disagio dei giovani delle periferie, è un’opinione, non confermata da opportune analisi dei dati.

Per dare una risposta attendibile occorrerebbe procedere verificando la effettiva provenienza dei nottambuli del centro, in primis di quelli aggressivi.

Benché, visto che siamo nel mondo delle opinioni personali, posso ragionevolmente affermare che non tutti provengono dai quartieri della corona cittadina. Semplicemente perché in alcuni episodi di vandalismo e violenza verificatisi, sia in pre-pandemia a Roma o altre città, sia recentemente come nel caso di Cuneo, erano coinvolti anche ragazzi e ragazze dei quartieri centrali delle città.

Senza addentrarci in una disamina sociologica, sinteticamente si può affermare che i soggetti dediti ad atti di danneggiamento nelle aree urbane di solito percepiscono l’atto come segno tangibile della propria esistenza.

Sono azioni intenzionali per andare “in scena”, necessitano di pubblico, fosse anche solo dei componenti del proprio gruppo.

Sono anche azioni che si riscontrano in tutte le aree urbane con un’economia notturna; il centro storico per molte città, in più zone nella capitale, data la dimensione.

D’altronde, dove si concentrano i locali, il popolo della notte si affolla.

Perché la libertà del nottambulo, è una libertà illusoria. Mentre la notte avanza, l’offerta urbana diminuisce.

Un’offerta omologata, concentrata, priva di spessore culturale, ma unico faro nel buio.

Un’offerta basata, come nel passato, quasi esclusivamente su servizi privati:

nell’antica Roma, taverne e postriboli; oggi, bar o simili, negozi etnici, alcuni supermercati, e locali con distributori automatici di cibo e bevande.

Con la situazione creatasi con la pandemia, tutto sembra essersi cristallizzato in negativo.

Attribuire, quindi, le scorribande notturne nel centro di Roma solo a orde di giovani disagiati delle periferie è opinabile.

È però vero che mancano politiche pubbliche notturne – e pure quelle diurne sono pochine – da attuarsi su tutto il territorio cittadino, che attraverso azioni coordinate mirino ad offrire valide alternative alla sola frequentazione di bar e pub.

La violenza, il vandalismo, non si eradicheranno mai del tutto, ma si possono mitigare attraverso azioni mirate.

Ad esempio, prima della pandemia ad Oviedo, in Spagna, l'apertura serale di centri sociali e palazzetti dello sport ha contribuito a ridurre la delinquenza giovanile. Numerose biblioteche e università erano aperte di notte negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, offrendo la possibilità di impiegare diversamente il proprio tempo.

Questi interventi devono essere pensati in un quadro integrato di diversificazione dell’offerta notturna, rendendola accessibile economicamente, ma anche fisicamente, ossia dislocata su tutto il territorio cittadino e facilmente raggiungibile migliorando il trasporto pubblico.

Non solo, è necessario anche ragionare seriamente sulla tematica della sicurezza, ed in special modo della sicurezza di genere, perché la notte è per le donne più buia e temibile. Ma una città sicura per le donne è più sicura per tutti.

Un approfondimento meriterebbe anche l’educazione alla cultura, al suo apprezzamento.

Per concludere non è meno importante risolvere il problema dei bagni pubblici, che anche in altre città, italiane e straniere, è stato foriero di attriti e lamentele.

L’argomento ad alcuni può far sorridere, ma posso assicurarvi che passeggiare per i vicoli del centro storico di Roma nelle prime ore del mattino può essere una sgradevole esperienza olfattiva, e credo non sia diverso nelle altre zone romane vocate al divertimento notturno.

03-08-2020
Autore: Sonia Marino
Presidente Centro Studi La Parabola
Docente Scienza dell’Amministrazione - Università Guglielmo Marconi
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