Educazione -  Equità -  Empowerment

 di Anna Palermo

Dall’8 aprile 2020 presso la  Presidenza del Consiglio -  Dipartimento per le politiche della famiglia - si è insediato l’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, trattasi di un organismo collegiale composto da un’ampia rappresentatività di tutte le istituzioni pubbliche e delle istanze sociali coinvolte nelle politiche dell’infanzia e dell’adolescenza che ha tra i suoi compiti principali l’elaborazione del Piano biennale nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva.

Il decreto di adozione del 5° Piano -  sotto la presidenza della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, approvato dall’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza il 21 maggio 2021 - è stato firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in data 25 gennaio 2022.

L’indagine dell’Osservatorio

Il Piano, che intende definire come garantire e dare attuazione agli impegni sanciti nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, propone politiche e interventi da realizzare in degli ambiti ben definiti:

- educazione formale e non formale, come strumento essenziale per garantire il benessere, psicologico e fisico, e lo sviluppo, sin dalla nascita, in sinergia fra pubblico e privato;

- equità quale principio per contrastare la povertà assoluta, favorire l’inclusione sociale e garantire pari accesso alla tecnologia; come strategia per coinvolgere, sviluppare e tutelare giovani cittadini consapevoli e attivi;

- empowerment per la gestione dei sistemi sociosanitari rispetto alle condizioni di vulnerabilità e per la programmazione e la valutazione delle politiche pubbliche di settore.

Per la stesura del 5° Piano nazionale  ci si è focalizzati su cinque gruppi tematici: elementi e processi di rischio di impoverimento dell’infanzia e dell’adolescenza;  valorizzazione e ruolo delle comunità educanti e delle reti di solidarietà territoriale; promozione e tutela della salute intesa come benessere integrale della persona di minore età; tutela, sostegno e accompagnamento dei soggetti più vulnerabili; responsabilità e partecipazione delle persone di minore età.

I lavori dell’Osservatorio si sono realizzati in un anno di grande difficoltà legata all’emergenza sanitaria mondiale causata dalla diffusione del virus SARS-CoV-2 L’indagine è stata realizzata nei primi mesi del 2021 tramite: una consultazione compiuta con un questionario online, proposto a gruppi classe dislocati nelle principali aree metropolitane e in alcuni contesti minori, al fine di intercettare tutte le differenti esperienze nonché un approfondimento qualitativo, attraverso focus group con alcuni gruppi vulnerabili.

Con riferimento a quest’ultimo approfondimento, che ha visto la partecipazione di n. 57 minorenni, di cui n. 33 ragazzi e n. 24 ragazze di età compresa tra i 12 e i 17 anni, sono stati realizzati n. 9 focus group che hanno coinvolto i seguenti target: minorenni allontanati dalla famiglia di origine; minorenni rom e sinti; minorenni in istituti penali; minorenni attivi in centri territoriali di socializzazione.

Il questionario utilizzato per la raccolta dati è stato compilato da n. 1.673 studenti appartenenti a n. 19 scuole di n. 11 regioni, con una maggiore concentrazione nelle regioni del Sud e Isole (46 per cento) rispetto a quelle del Nord (29 per cento) e del Centro (25 per cento). Hanno aderito alla ricerca n. 19 scuole secondarie di primo e di secondo grado e n. 4 centri di formazione professionale con le loro sedi territoriali.

I dati emersi

Dall’esito della rilevazione emerge che: i temi individuati dall’Osservatorio soddisfano le ragazze e i ragazzi; il 42 %delle ragazze e dei ragazzi rispondenti dichiara di conoscere la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, mentre il 58% per cento non ha una reale consapevolezza del documento internazionalmente.

Circa la preoccupazione verso il futuro e la consapevolezza delle difficoltà familiari, emerge che gli adolescenti sono osservatori attenti della realtà che li circonda e denunciano la presenza di comportamenti razzisti e discriminatori ai danni di specifici soggetti. Il virtuale è solo un’altra dimensione dell’esperienza positiva o negativa che vivono nel mondo reale e le tecnologie fanno parte della loro vita per la socializzazione, lo studio e il gioco; nella rete i ragazzi sanno di poter sperimentare situazioni di rischio e chiedono attenzione e mezzi per poter sperimentare tutte le potenzialità dell’innovazione tecnologica. Per ciò che attiene la didattica a distanza, è stata spesso percepita come un problema di accessibilità alla rete, considerata a volte come fonte dell’isolamento dai compagni e dalle compagne.

Dai dati emerge che la scuola si conferma come luogo di apprendimento e che le ragazze e i ragazzi vorrebbero che fosse anche luogo di benessere e viene infatti chiesto che di ciò gli adulti siano consapevoli, attrezzando la scuola a offrire risposte adeguate, anche alla necessità di prevenire il bullismo e le discriminazioni, educare alla sessualità, gli intervistati colgono la dimensione della comunità educante, immaginando connessioni ricche di senso e di opportunità tra scuola e servizi ricreativi e culturali del territorio.

Gli adolescenti notano la fatica che i loro genitori soffrono quando si devono rapportare con le istituzioni: si pensi al tema delle residenze o dei permessi di soggiorno. Alla domanda rispetto a chi dovrebbe far rispettare i diritti delle ragazze e dei ragazzi, solo il 9 per cento delle ragazze e dei ragazzi con background migratorio si affida alle istituzioni, a fronte del 21 per cento degli italiani.

La ricerca ha reso evidente che per partecipare ai processi decisionali e all’elaborazione delle politiche occorre che ai giovani sia restituita la giusta consapevolezza di essere portatori di diritti e di poter disporre di mezzi, spazi, luoghi, strumenti e opportunità, affinché riescano ad autodeterminarsi attraverso una partecipazione democratica e attiva.

PUNTI DI RIFELSSIONE E RACCOMANDAZIONI

Rilanciare la corresponsabilità fra scuole, studenti e famiglie

La legge 20 agosto 2019, n. 92, recante introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica, sostiene che: «al fine di valorizzare l’insegnamento trasversale dell’educazione civica e di sensibilizzare gli studenti alla cittadinanza responsabile, la scuola rafforza la collaborazione con le famiglie, anche integrando il Patto educativo di corresponsabilità di cui all’articolo 5-bis del regolamento di cui al DPR 24 giugno 1998, n. 249, estendendolo alla scuola primaria».

In questo modo, è rafforzato il concetto che la scuola, a cominciare da quella per i cittadini più piccoli, si assume l’impegno della crescita e del benessere delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, condividendone la responsabilità con le famiglie, ma anche con la rete dei servizi territoriali e, in generale, con la potenzialità offerta dai presìdi di ambito educativo formale e non formale, nel contesto locale di appartenenza rappresentato dal terzo settore e dal volontariato.

Con riferimento al tema della partecipazione, al fine di promuovere i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, occorre valorizzare l’approccio partecipativo, cooperativo e solidale di tutti gli attori in campo che, con pari dignità, si impegnano a valorizzare e a mettere a sistema tutte le esperienze e le risorse del territo

Prevenire condizioni di rischio - promuovere il benessere psicologico e fisico

La scuola rappresenta un luogo di confronto privilegiato per il mondo sanitario, in quanto può istruire e formare a vivere in modo più sano, rendendo possibile un’efficace promozione della salute. Pertanto, nel contesto scolastico, la promozione della salute ha una valenza più ampia, comprendendo anche le politiche per una scuola sana, in relazione all’ambiente fisico e sociale degli istituti scolastici e ai legami con i presìdi di ambito educativo formale e non formale (servizi offerti dai comuni, servizi sanitari, terzo settore e volontariato) e per migliorare e proteggere la salute e il benessere di tutta la comunità scolastica.

Al riguardo, il 17 gennaio 2019, la Conferenza unificata ha approvato il documento Indirizzi di policy integrate per la Scuola che Promuove Salute. Il documento mira a favorire l’inserimento della promozione della salute come una proposta educativa, continuativa e integrata lungo tutto il percorso scolastico, nel curriculum formativo degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.

Le politiche di prevenzione

Da non sottovalutare sono le politiche di prevenzione e di intervento nell’area della salute mentale, come sottolineato dal Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nelle Osservazioni conclusive rivolte all’Italia nel 2019. Sul tema, è importante considerare l’eccezione estesa a tutto il benessere psicologico. Assumono rilevanza il tema della violenza (subita, assistita e agita), dell’educazione alla sessualità, all’affettività e alla parità di genere, gli sviluppi atipici e i comportamenti dei minorenni che accedono alla rete e ai social network nei risvolti della “personalità digitale” e del “ritiro sociale”, per arrivare fino ai fenomeni di cyberbullismo, sexting, adescamento e pornografia minorile, ai comportamenti alimentari e ai disturbi connessi, e alle dipendenze.

L’ultimo rapporto internazionale Spotlight on Adolescent Health and Well-Being15, pubblicato il 19 maggio 2020 dall’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), fornisce, a sua volta, un’interessante panoramica su salute fisica, relazioni sociali e benessere psicologico di 227.441 ragazzi in età scolare.

I risultati del rapporto mostrano che: all’età di 15 anni, il 24 per cento dei ragazzi e il 14 per cento delle ragazze dichiarano di aver avuto rapporti sessuali, la maggioranza dei quali non protetti; il 20 per cento dei 15enni ha già avuto un paio di esperienze drammatiche con l’alcol; oltre il 10 per cento dei giovani dichiara di parlare più facilmente dei propri sentimenti o preoccupazioni su internet, piuttosto che in un incontro faccia a faccia. Si registra anche «un’amplificazione delle vulnerabilità» unitamente a nuove minacce, a partire dal cyberbullismo che colpisce in modo esponenziale le ragazze.

La scuola e cyberbullismo.

Dai risultati di un recente studio dell’Istituto superiore di sanità, la percentuale dei ragazzi che ha dichiarato di aver subìto atti di cyberbullismo almeno una volta negli ultimi due mesi, in Italia, è: 11 anni: femmine 11 per cento, maschi 9 per cento; 13 anni: femmine 11 per cento, maschi 6 per cento; 15 anni: femmine 8 per cento, maschi 6 per cento.

La legge 29 maggio 2017, n. 71, recante disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, prevede le Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto in ambito scolastico (art. 4), nelle quali si fissa la promozione di un ruolo attivo degli studenti e, quindi, la loro partecipazione attiva nelle azioni di contrasto a tali fenomeni.

I minori di età che frequentano associazioni o gruppi che organizzano attività sono ancora una minoranza, circa uno su quattro soltanto, mentre è chiaro ed evidente che quella dell’associazionismo sportivo, culturale, politico, umanitario sarebbe un’opportunità da promuovere perché, in adolescenza, rappresenta un argine concreto ed efficace al rischio di abbandono scolastico.

Proteggere dal rischio di abusi e maltrattamenti

Le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi sono esposti a varie forme di abusi e maltrattamenti: agita dagli stessi minorenni sui coetanei; agita dagli adulti di riferimento; assistita. Risulta necessario identificare indicatori comuni per l’individuazione precoce dei fattori di rischio.

Nel 2014, nell’ambito dei fondi del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), il Ministero della salute ha finanziato il progetto “REVAMP (REpellere Vulnera Ad Mulierem et Puerum) - Controllo e risposta alla violenza su persone vulnerabili: la donna e il bambino, modelli d’intervento nelle reti ospedaliere e nei servizi socio-sanitari in una prospettiva europea”, con il quale è stato predisposto uno strumento di screening a due livelli definito, per l’ambito pediatrico, in collaborazione con l’Ospedale Bambino Gesù, ed è stata realizzata una capillare formazione agli operatori sanitari per il riconoscimento delle vittime di violenza.

Esistono, in Italia, esperienze virtuose sull’intercettazione precoce delle forme di violenza sui bambini, nonché sulla cura e sulla protezione degli stessi, quali quelle riunite nella prima Rete nazionale ospedaliera contro il maltrattamento sui bambini. Trattasi di un gruppo di eccellenze ospedaliere che, uniche in Italia, hanno al proprio interno un’équipe multidisciplinare specializzata, in grado di intervenire tempestivamente e di intercettare situazioni di rischio che possono sfociare in maltrattamento, e/o di riconoscerlo (nelle sue diverse forme) quando si sia già verificato. Tale Rete permette uno scambio di buone prassi e la realizzazione di progettazioni comuni a beneficio nazionale, quali campagne di sensibilizzazione su temi poco noti al pubblico (Shaken Baby Syndrome) e studi atti a dare una fotografia qualitativa del fenomeno. Alcune regioni si sono dotate anche di linee guida per fare fronte alla protezione e alla presa in carico precoce dei minorenni.

Rinforzare gli organici dei servizi e aggiornare i percorsi di studio

Investire nella formazione di base di coloro i quali si occupano in prima persona delle famiglie rappresenta un elemento di garanzia di qualità nella prestazione dei servizi alla persona. Risultano ancora molto carenti di una formazione specifica nella gestione di situazione complesse, con un approccio interdisciplinare ai temi della tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, così come della promozione della genitorialità positiva, i corsi di studio attinenti (scienze dell’educazione, scienze della formazione primaria, educazione professionale, psicologia, giurisprudenza e medicina).

Si evidenzia anche la carenza di competenze relative a documentazione, monitoraggio e valutazione, in relazione alle specificità delle discipline. Carente anche la formazione specifica per l’aggiornamento professionale dei professionisti già in servizio.

C’è dunque bisogno di una rinnovata attenzione per il contrasto della povertà minorile e dell’esclusione sociale che si rifletta nel rafforzamento della governance intersettoriale territoriale al fine di adottare con un approccio multidisciplinare – anche attraverso la costituzione di apposite équipe – provvedimenti che siano commisurati alla portata del problema, mettendo la questione al centro delle priorità della azione pubblica, ad ogni livello di responsabilità, e con la mobilitazione di tutti i settori strategici nell’ambito del sociale, della scuola, del mondo del lavoro, e della promozione e tutela della salute.

Contrastare la povertà educativa puntando sul sistema educativo per favorire l’inclusione, significa investire sull’ampliamento della gamma di fruizioni a disposizione dei minorenni (in particolare di quelli vulnerabili), con uno sguardo aperto e ampio.

Un sistema pubblico e integrato di servizi per la cura, tutela e protezione

Trascorsi 20 anni dalla legge n. 328 del 2000,  è improcrastinabile un’azione di sistema, volta a disegnare un sistema pubblico e integrato di servizi, titolare delle funzioni di accompagnamento, cura, tutela e protezione dell’infanzia in cui sia effettiva la logica dei diritti della Crc (Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza), in particolare quelli della non discriminazione e della partecipazione, e in cui il “supporto” alla genitorialità, anche in contesti di accoglienza fuori della famiglia, ne sia parte costitutiva.

Le diverse forme di prevenzione realizzabili in famiglia e nei servizi educativi, sociali e della salute, nella scuola, integrate a un efficace sistema di protezione e tutela, e nel contesto di comunità sempre più educanti, rappresentano l’infrastruttura necessaria al Paese, anche per affrontare le sfide future.

Un’attenzione specifica deve essere rivolta all’appropriatezza delle diverse funzioni di recepimento delle segnalazioni, di prima valutazione, di presa in carico multidimensionale e integrata nell’area sociosanitaria, socioeducativa e della giustizia, di uniformità della governance dei servizi, e di promozione della coesione sociale anche tramite la piena inclusione di tutti i bambini e i ragazzi vulnerabili.

Nel contempo, è necessario garantire contesti di partecipazione per i soggetti coinvolti, quale condizione fondante per sviluppare un processo virtuoso di attribuzione condivisa di significato alle osservazioni e ai comportamenti di interesse.

Le Azioni proposte dal Piano

Le politiche per l’educazione sono state racchiuse in 31 Azioni che possono essere approfondite direttamente nel Piano pubblicato e disponibile presso il Dipartimento per le politiche della famiglia www.famiglia.governo.it

 

21-03-2022
Autore: Anna Palermo
Giornalista
meridianoitalia.tv