Is it war? No, solo l’effetto della notizia dello svolgimento del Consiglio supremo di Difesa tra i cospirazionisti.

di Elisabetta Trenta

Da qualche giorno ricevo messaggi allarmati di amici e conoscenti, che si rivolgono a me in qualità di ex ministro della Difesa, perché temono che il nostro Paese stia per entrare in guerra.

Entrare in guerra? Cosa mi sono persa?

articolo liberoScopro così che circolano dei video nei quali si riporta l’annuncio, comparso il 20 ottobre nella sezione “anticipazioni” del sito del Quirinale, che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa, al Palazzo del Quirinale, per martedì 27 ottobre 2020, alle ore 17.00.

Nella stessa notizia vengono poi riportati con trasparenza i temi in trattazione:

- conseguenze dell'emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla NATO e all'Unione Europea.

- Aggiornamento sulle principali aree di instabilità e punto di situazione sul terrorismo transnazionale. Prospettive di impiego delle Forze Armate nei diversi teatri operativi;

- prontezza, efficienza, integrazione e interoperabilità dello Strumento Militare nazionale. Bilancio della Difesa e stato dei programmi di investimento in relazione alla fluidità del contesto di riferimento e agli obiettivi capacitivi di lungo periodo.

Tanto è bastato perché cominciassero a essere girati e pubblicati video in cui la notizia viene comunicata - con voce seria e preoccupata - da un giornalista o blogger, il quale, nel leggere l’ordine del giorno, sottintende, più o meno esplicitamente, che la situazione stia degenerando, che il Consiglio sia stato convocato perché ci sarà la necessità di utilizzare le Forze Armate, magari, contro la popolazione.

E’ incredibile la forza del complottismo e la voglia della gente, esasperata dalla crisi sanitaria ed economica attuale, di vedere in ogni evento un indicatore del fatto, non solo che il Governo sia diventato opprimente, ma che ci sia qualcuno, al di sopra di tutti, che addirittura ordini al Governo cosa fare, con l’obiettivo di limitare le nostre libertà.

Occorre interrogarsi per capire come fermare la mente dei cospirazionisti che trovano nei social network un aiuto enorme nella loro azione di “connettere i punti”, di legare eventi che in realtà non hanno alcun legame logico, per arrivare a a raccontare la storia che sembra più plausibile.

Il complottista guarda agli eventi del mondo come guidati da basilari relazioni causa-effetto e non esercita il pensiero critico.

Sentirsi vittime di uno stesso “complotto” crea poi un’identità di gruppo ed è per questo che questi video circolano così velocemente senza che chi li abbia ricevuti rifletta neanche un attimo, prima di inviarli a qualcun altro: quel video ha risposto a una loro domanda e rientra esattamente nel quadro che si sono prefigurati.

Comunque, dopo aver percepito la paura vera di una delle persone che si era rivolta a me per essere rassicurata, ho deciso di chiamare l’ autore di uno di questi video. Lui è stato felice di aver ascoltato la mia spiegazione e poi ha deciso di fare un nuovo video per spiegare che aveva commesso un errore, che effettivamente, non c’è nulla di strano nella convocazione del Consiglio Supremo di Difesa che, ordinariamente, avviene due volte all’anno, che io stessa avevo partecipato a due Consigli organizzati nel 2019 e che è proprio quella la funzione del Consiglio Supremo di Difesa: esaminare i problemi generali politici e tecnici attinenti alla difesa nazionale. 

E che cosa è successo dopo questa spiegazione? Immediatamente la sua “community” non lo ha più riconosciuto ed ha ricevuto tantissimi messaggi accusatori. Anzi, il fatto che un ex ministro avesse telefonato proprio a lui doveva sicuramente testimoniare che “qualcuno volesse tenerlo buono” perché c’era del vero in quello che aveva detto.

Ha dovuto fare un altro video per raccontare la cosa e nei commenti si legge la paura della gente e si capisce anche che questa comunità disponibile a credere ai complotti si raduna facilmente proprio perché è fragile: “Siamo tutti spaventati...nn sappiamo più di chi fidarci”; “...siamo spaventati ttt nn ci fidiamo più di niente e nessuno”; “Si è scomodata con una telefonata l'ex ministro Elisabetta Trenta.. per un post influente del xxxxx?.. m'ha... Questa cosa ha un odore che non convince.. ma staremo a vedere l'ago dove cadrà.. Occhio non fare troppo il pagliaccio eh!!!..altrimenti potrebbe chiamarti "Conte".. ..grazie per la "sincerità"…”; “Non si lasci #ammaliare con voce melliflua La circuisce# I politici sono manipolatori, sono gentili quando vogliono OTTENERE QUALCOSA STIA ATTENTO!!!!”.

E via così…

Direi che è ora di riflettere, soprattutto sulla comunicazione pubblica. La crisi che viviamo ormai da nove mesi ha dimostrato un’incapacità totale del sistema Italia di gestire la comunicazione in emergenza e l’incapacità della politica di spiegare ai cittadini come stanno le cose. E che dire poi delle testate giornalistiche, che solo per qualche clic in più, diffondono falsi messaggi allarmistici e fanno terrorismo psicologico?

Sono anni ormai che la politica usa la comunicazione per creare slogan, semplificando la realtà e polarizzando la popolazione per ottenere il consenso. Ma la realtà non è semplice, è complessa. E questo, insieme ai problemi della scuola, ha distrutto ancora di più il pensiero critico.

Ora, immagino, che le necessarie reazioni delle forze di polizia di fronte agli infiltrati che nelle proteste di questi giorni contro il nuovo DPCM distruggono i negozi, saranno per il teorico del segreto e delle cospirazioni, un altro indicatore del complotto globale che avrebbe creato il coronavirus per soggiogare il mondo.

Insieme alla pandemia occorre curare l’infodemia e qui anche la nostra RAI avrebbe delle belle responsabilità. Non è solo colpa dei social.

27-10-2020
Autore: Elisabetta Trenta
Professore straordinario Università Link Campus
Già Ministro della Difesa
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